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al testo di Adielle
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Dal fango il nulla delle mani ad accarezzare questo volto liquefatto mentre un nucleo si divide e due sono le vite senza contare l'infinito dello spazio in cui t'allontani senza avere prospettive o segnali di luce a un ritorno breve delle costole nella malarazza del corpo disabitato capirei i tuoi sogni quando me li racconti se solo non fossi digiuno da un lasso di tempo indefinito di ascolti turbolenti è privilegio di chi dorme con te io raccolgo i frutti che lasci cadere dai tuoi seni e abbandono la mia dimensione come fossi topo in una nave che affonda al largo delle porte di Orione come in un film senza padroni con una nota teatrale una stanza buia da cui guardare il cielo che sanguina le sue gocce stellari in una notte di passione in cui il pensiero scalcia altrove le sue comete pericolo costante di una repressione meccanica dei sentimenti standard tutto diventa musica per una nuova frontiera in cui l'anima possa sentirsi disabitata e più leggera della solita piuma che danza la sua battaglia contro il vento che la solleva la sera m'incita all'abbandono con la sua voce da granaio in fiamme e mi pento di non essere chicco e moltiplico le distanze con preghiere senza fondo avessi un volto da guardare allo specchio senza il terrore di tradirmi di farmi vecchio giorno dopo giorno avrei ritrovato il senso fresco di un sorriso senza bordi grande come il cielo come il mare calmo e le onde per naufragare gareggiano con le nuvole e le une con le altre sulle sponde di una nuova commozione che non conoscevo ieri ed oggi è troppo tardi per mandare a memoria i versi dei poeti le frasi delle canzoni i passi dei romanzi cui avevo dato credito perchè mi riportassero in vita con tutti i miei argini e le mie disillusioni si puo' perdere la rotta con tanta facile disapprovazione del prossimo? costellato di bugie è il mio cammino lo disse il profeta prima di inciampare nel caffè del vicino da passioni anarchiche spinto ai margini dell'infinito ogni volta che torno non so appurare di quale guerra sono reduce c'è qualcuno che mi ha visto baciare in bocca la statua di una vergine ma io non lo ricordo pur essendo sicuro che avevo te in fondo agli occhi bruni raccomandami l'amore piuttosto di non bere e verrò ubriaco alla panchina del porto a contare le vele ad aspettare che vieni coi tuoi passi che non fanno rumore nelle gambe belle ti lasci attraversare da un brivido costante più sincero di tanti complimenti che ti profuma la pelle col senso della vita mi fai passare la voglia di produrmi in ridicoli tentativi di farla finita e riconsegno le armi ai piedi delle tue caviglie e grido rauco senza parsimonia della voce tendo quel che resta delle mie mani per l'elemosina faccio scappare i gabbiani e tu cominci a ridere dandomi l'illusione che sia possibile ricominciare.
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